
Tra i progetti torinesi di Antonio Santamorena c’è il rap ecumenico con i Ragazzi di via Agliè (due musulmani e un cristianoche parlano di Dio a suon di hip hop ricco di contaminazioni dialettali e linguistiche). Ma nel retroterra culturaledi questo artista 33enne c’è anche il rock che completa la proposta di questo “migrante” della musica come lui ama definirsi; si tratta di un lavoro in cantiere che Antonio propone con il suo nome d’arte: Alan Maestrale. Lo abbiamo incontratonel suo studio di registrazione, seguendolo fi no al luogo in cui è ri-nato musicalmente.

Come nasce il tuo incontro con la musicae quali sono le tue infl uenze?«Il mio incontro con la musica nascequando ero piccolo, in Basilicata. In unpaesino di montagna nella provincia diMatera ho imparato a fare le rime ascoltando“i grandi” mentre raccontavanostorie e costruivano barzellette rimate neimomenti di festa. Tra le mie prime passioniindubbiamente c’è il rock (repertorioanni Novanta: Offspring e Green Day);al rap sono approdato nel 2006 ma lavera svolta è stata durante un concorsoorganizzato dall’associazione Kairos nellocale Bagni Pubblici di via Agliè a Torino;lì ho conosciuto Yassin e Younes. Era il2009. Prima di quel momento chiave cen’è stato un altro, molto ma molto importante:si tratta di un’esperienza fortedi fede, in ambito francescano, dopoun periodo diffi cile della mia vita in cuiavevo abbandonato addirittura la musica.L’incontro con i Ragazzi di via Aglièha fatto da collante tra la mia passioneper la musica e la voglia di esprimermi emettermi alla prova, con la consapevolezzadi trovarmi di fronte ad una sfi damolto complessa: mettere insieme culturee religioni diverse».

Un esperimento riuscito non senza diffi coltà ma con la consapevolezzadella tua spiritualità e della tua fede.Come descriveresti la tua musica e ivari progetti: il rap, spesso ridotto agenere minore e sottovalutato comefenomeno artistico e il rock diffi cilmenteassociato a musica impegnatareligiosamente. Cosa c’è dietro laforza comunicativa della musica e neltuo caso come si veicola un messaggiodi amore a suon di rime?«Con Yassin e Younes abbiamo sperimentatoil sogno di rappresentare unesempio di integrazione; lo abbiamo fattomettendoci in discussione reciprocamentee interrogando chi ci ascolta, conla satira, con parole a volte forti e la musicaa fare da anello di congiunzione. Lamia prospettiva personale che si rispecchiaanche nella musica è sempre stataquella di un migrante perché dall’età di14 anni a oggi ho vissuto in molte cittàitaliane. Il secondo passo del progetto divia Agliè è proprio il rap ecumenico cheabbiamo avuto modo di testare durantele riprese dell’ultimo video Nel nome delmio Dio. Un lavoro non semplice perchépur essendo d’accordo sul fatto che Dioè unico, in alcuni punti ci sono indubbiamentedei tasselli che non coincidonoprecisamente ma quello in cui crediamotutti è la volontà di dare un segnale positivo,di Amore. Nel video coesistono temiforti e ci sono tensioni che passano: ioho parlato da cattolico e loro da musulmani
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