Dio è giovane e gli piace il rap
La storia di Luca Maffi, da DJ di grido a testimone di fede, a ritmo di musica
Il ritmo incalzante. Sincopato. La musica che si distorce, come quando i vecchi DJ tormentavano le
puntine degli stereo muovendo con abili mani lp ormai consumati. E poi il testo: forte, diretto,
com’è tipico del rap. Musica giovane. Da assorbire quasi a pelle, battendo col piede l’eco della
batteria e della tastiera. Tutto normale, se non fosse che in questo caso non si parla di adolescenti
e della loro voglia di spaccare il mondo. Si loda Dio. Si chiama a Dio.
Scelta coraggiosa quella di Luca Maffi, 28 anni, bresciano di nascita e cremonese d’adozione. Ma
anche esempio straordinario di una sorta di “legge del contrappasso”: dalla musica come vortice di
perdizione per ambizioni di plastica, a strumento per testimoniare la fede. “Il lavoro in discoteca
come dj mi dava la possibilità di far entrare gratis gli amici, di avere il tavolo più importante con
tutto ciò che ne consegue”, ricorda oggi. “Poi salivo in consolle e lì mi sentivo un dio. Decidevo i
tempi, portavo le persone al punto che diventassero ritmo, ritmo frenetico da poter controllare”.
Luca iniziò quella strada a 14 anni per “resettare” la sua vita e crearne una nuova. Ma anche per
superare l’orrore di una violenza subita 3 anni prima, per opera di un laico consacrato. “Inizia un
così inferno. Mi chiudo in me stesso e arrivo a pensare che tutto quello che è successo sia
accaduto per colpa mia”. E allora la risposta: il frastuono. La vertigine di potere data da cuffie,
consolle e una massa di giovani che si agita in pista e cerca di dimenticare tutto. Come questa
ragazza che disse: “Qui due canne, una birra e tu col tuo suono, sono libera...”.
Poi l’incontro con Dio. “Vengo invitato in un gruppo di preghiera del Rinnovamento nello Spirito, e lì
mi ritrovo faccia a faccia con Gesù Eucarestia. A quel punto, fissato quel pezzo di pane in cui Gesù
si rende presente, mi sentii ritorcere lo stomaco e cominciai un pianto liberatorio che durò alcuni
giorni. Piangevo e piano piano mi sentivo meglio”.
Luca, oggi, ama ancora la musica. Ma è quest’ultima ad essere cambiata. Insieme a lui. Nel 2010
crea il progetto RapGesùCristico (www.lucamaffidj.jimdo.com), uno strumento di
evangelizzazione. Ma anche un laboratorio che unisca idee, musicisti e persone. Nel 2011 nasce il
primo brano rap: Dimmi dove sei, dedicato a Don Dino Foglio, storico Direttore spirituale a livello
nazionale del Rinnovamento nello Spirito e animatore del Villaggio Paolo VI presso il Gaver (BS),
scomparso nel 2006. Del 2012 è invece il secondo brano: È lo spirito che scende. Un rap
anch’esso.
La strada è ormai presa, tanto che Luca ha ormai quattro progetti in corso. The Wall (progetto di
video evangelizzazione creato in collaborazione con Ana Gabriela Gomez Aguilera,
evangelizzatrice messicana); Artisti cattolici (strumento di incontro e scambio fra artisti di
ispirazione cattolica); Gesù ci ama (pagina Facebook dove pubblicare foto con un cartello che
testimoni l’amore di Cristo); God’s Party (progetto portato avanti con la Fraternità Missionaria di
Giovanni Paolo II).
Ad oggi i suoi brani sono stati ascoltati centinaia di volte su You Tube. I commenti? “La maggior
parte della gente ne approfitta per criticare la Chiesa, ricordare gli episodi di preti pedofili e
paragonarla alla mafia”. “Tre realtà che conosco bene...” glissa Luca. Ora, con un sorriso.
Per informazioni:
www.lucamaffidj.jimdo.com;
www.facebook.com/RapGesuCristico;
www.youtube.com/user/lucamaffidj
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